Martedì 14 gennaio, Poggiridenti si sveglia sotto la neve, che cade abbondante tutta la mattina. Si fa o non si fa il corteo, che da Montagna deve raggiungere Poggiridenti a piedi? La risposta degli organizzatori è secca: “..a costo di…ma la faremo!” Infatti , grazie anche alla neve, che nel pomeriggio comincia lentamente a smettere di cadere, la macchina si mette in moto a pieno regime. Gli spazzaneve del Comune continuano a girare ininterrottamente, i volontari non si contano, e alle 17.00 in punto, come previsto, a Montagna inizia la rievocazione storico-religiosa per celebrare i 500 anni di fondazione della parrocchia di San Fedele di Poggiridenti. Qui, il programma prevedeva una prima parte nella chiesa di San Giorgio, dove l’arciprete Don Tullio Schivalocchi, insieme agli altri sacerdoti presenti, consegnava ai delegati della parrocchia di San Fedele, attraverso semplici gesti simbolici, ma ricchi di significato: il fuoco, l’acqua benedetta, le chiavi della chiesa di Poggi e la pergamena, che attesta il distacco delle due parrocchie, avvenuto esattamente il 14 gennaio del 1514. Cinquecento anni di storia che l’Associazione San Fedele, nata anche per celebrare questo evento, e la parrocchia di Poggi non intendevano farsi sfuggire! Lasciata la chiesa di San Giorgio, accompagnati dal canto del coro “La voce delle donne” di Montagna, il corteo, formato dall’araldo, un cavaliere, lo stendardo di San Fedele, i figuranti in costume, i delegati, i tedofori e il popolo, scendeva il “risc di mort”, e si avviava per l’antica strada del Torchio, fra uno spettacolo reso ancora più suggestivo dalla neve, alla volta del centro dell’antica Pendolasco, con i davanzali delle case illuminati. Ad accogliere il corteo, c’era il parroco Don Livio De Petri, e, mentre i simboli passavano ai cresimandi, si proseguiva per il piazzale di San Fedele. Qui, accolti dal Vicario Generale della diocesi Mons. Giuliano Zanotta, dai sacerdoti convenuti dalle parrocchie e comunità vicine, dalle autorità civili e dal popolo, i simboli passavano dai cresimandi in altre mani: il fuoco, a fratel Antonio, missionario di Poggi, da 38 anni in Africa; l’acqua, a Don Augusto Bormolini, arciprete di Tresivio, in una sorta di percorso a ritroso nel tempo. Dalla Pieve di Tresivio, infatti, si staccarono e raggiunsero la loro autonomia parrocchiale, Montagna già nel 1429 e l’allora Pendolasco nel 1514. Le chiavi della chiesa venivano consegnate al parroco Don Livio, come segno di presa di possesso, di insediamento, e la pergamena a Don Eugenio Sertorelli, già parroco di Poggi per circa vent’anni, fino al 2005. Si entrava quindi solennemente in chiesa, a luci spente, e si concludeva quella “Liturgia dei segni” iniziata a Montagna. Veniva acceso il cero pasquale, che simboleggia Cristo, la luce del mondo, poi veniva versata l’acqua nel fonte battesimale, dotazione indispensabile per una chiesa che vuol diventare parrocchia. Dopo l’intervento della Presidente dell’Associazione San Fedele, Franca Prandi, che ha ricordato l’evento attraverso alcuni passaggi storici, è iniziata la concelebrazione presieduta da Mons. Giuliano Zanotta. Chi non è riuscito a trovar posto in chiesa, - si sono stimate fra 500 e 600 le persone che hanno preso parte alla cerimonia - ha potuto vedere in diretta le varie fasi attraverso un maxischermo istallato nell’Oratorio di Cristo Salvatore, adiacente alla parrocchiale e riscaldato per la circostanza. Senza parlare poi della diretta streaming o in televisione, curata da TSN, che ha consentito la visione anche agli anziani che erano rimasti a casa per la neve. Alla fine, dopo il canto del Te Deum, c’è stato un momento di condivisione di questa grande gioia, sul piazzale e nell’oratorio, dove era stato allestito dalla Pro Loco un ricco buffet e allietati dalla Banda di Poggi.
Felice Piasini – Addetto Stampa A.S.F. – gennaio 2014